Il testo presenta una lettura del racconto di Anton Cechov Perakati Pole (Il cardo errante) cercando, dopo una breve introduzione al testo, d’indagare sulla personalità e sulla figura del protagonista principale: Aleksandr Ivanyc, giovane studente ed ebreo convertito in cerca di sé. L’analisi tenta anche di fornire un quadro accurato di interpretazione dell’ambiente dove si svolge il racconto, cercando di evidenziare come il primo serva all’esplicitazione della storia e della psicologia del protagonista, dei suoi turbamenti, delle sue paure, nonché del suo complesso ed inusuale vissuto che egli confessa apertamente ad un comune pellegrino durante una notte trascorsa insieme in una tetra e severa camera della foresteria del monastero di Sviatogorsk.
Maurizio Masi è Dottore di ricerca presso la Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Firenze dove ha conseguito il Dottorato in Letteratura italiana lavorando ad una tesi sulla prima narrativa di Paolo Volponi. Collabora a “Studi italiani” e alla “Rassegna della letteratura italiana”. S’interessa, soprattutto, di letteratura italiana e russa dell’Otto/Novecento, del rapporto tra scrittura-autobiografia e tra scrittura e psicoanalisi.
Un concentrato di ironia, è uno degli ingredienti privilegiati da Pietro Rainero nella costruzione dei suoi racconti. Egli conosce fin troppo bene sia i teoremi di Gödel sia il principio di indeterminazione enunciato da Heisenberg, per cui non ignora i cortocircuiti della logica e l’impossibilità, da parte della scienza, di pervenire ad una conoscenza della realtà fisica pienamente deterministica. Nondimeno, scienza e logica sono assolutamente necessarie all’uomo per orientarsi nella realtà caotica che lo circonda. Come la lampada di Diogene. Lo stesso paradosso è un potente stimolo per la riflessione, perché, mentre rivela da un lato la debolezza della nostra capacità di discernimento, dall’altro evidenzia i limiti di alcuni strumenti intellettuali per il ragionamento, invitandoci quindi alla cautela, a lasciare sempre aperta la porta del dubbio, in quanto, se le leggi della ragione sono “ferree”, nella realtà non avviene nulla che corrisponda rigorosamente alla logica.
Pietro Raineroè docente di Matematica e Fisica nei Licei. Ha scritto 115 racconti ed è presente su 210 antologie. Collabora con il blog culturale “Alla volta di Leucade” e dal 2013 è membro della Giuria del Premio “Gozzano”. Ha al suo attivo numerosi riconoscimenti nei concorsi di narrativa, con 146 podi e 50 primi posti.
È appena uscita la nuova raccolta antologicaLe porte dell’orrore, scopriamo di più sui racconti e i loro autori.
Revenant. Il giovane Edward Torino deve sposare a breve la sua amata Lilith, ma un efferato omicidio cambierà per sempre i loro piani. Edward si rivolgerà a un investigatore privato, ma dovrà affrontare da solo il macabro finale di questa vicenda.
Mattia Campa, nasce a Poggiardo (LE) e studia Economia a Bologna.
Tornato in Puglia segue dapprima l’attività di famiglia e successivamente viene assunto in una multinazionale che si occupa di servizi in outsourcing.
Nonostante il lavoro, Mattia continua a formarsi conseguendo diverse certificazioni nell’ambito informatico, sua grande passione. Tra i sui maggiori interessi c’è anche la fotografia: si specializza nella realizzazione di fotografie street e in studio.
Giovanni Enriquez, nasce a Maglie (LE) e si laurea in Odontoiatria a Bologna. Successivamente ritorna nella sua città natale, dove aprirà il proprio studio odontoiatrico. Oltre alla scrittura, la sua grande passione è la fotografia, che gli permette di vincere diversi concorsi fotografici dal 2006 a oggi.
La viglia di Ognissanti narra del legame tra un nipote e sua nonna, legame empatico/telepatico che perdura alla morte di quest’ultima uccisa dal marito violento sotto lo sguardo dei familiari, nipote compreso. La notte della vigilia di Ognissanti il cadavere della donna viene a reclamare la vita del marito.
Dario Rea nasce a San Giorgio a Cremano il 16 settembre 1987, in provincia di Napoli. È laureato all’Università Federico II di Napoli in filosofia con una tesi in antropologia filosofica. Dal 2015 è iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti.
L’ultimo paese. Partire per una gita sulle Alpi Apuane, trovare un misterioso cartello all’ingresso di un paese che sembra fatto per chi è trapassato e ritrovarsi in compagnia di una famiglia speciale, pronta a fare un regalo speciale.
Dopo una vita dedicata al lavoro impiegatizio, Massimiliano Renaud decide di riaccendere la passione giovanile per la scrittura che, negli ultimi anni, gli ha permesso di togliersi qualche discreta soddisfazione. Oltre ad ottenere vari premi e pubblicazioni grazie a concorsi letterari per racconti brevi, infatti, ha pubblicato un racconto per ragazzi dal titolo Il Randagio (Giovanelli editore) e il romanzo storico L’Imperatore e l’artigiano (Montag Editore).
In fuga dalla belva è un racconto storico a tema horror ambientato in Boemia durante la Guerra dei Trent’anni. Un soldato protestante ferito e disperato per le sorti della battaglia è braccato da una creatura mostruosa che brama il suo sangue, le sue carni e qualcosa di ancora più prezioso.
Mario Sanseverino si è laureato con lode in Scienze Storiche all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Attualmente è dottorando della Scuola Superiore di Studi Storici dell’Università della Repubblica di San Marino, con una tesi sulle missioni e le conversioni religiose nel Maghreb dei secoli XVII e XVIII. Ha sempre mostrato uno spiccato interesse per le tematiche di storia religiosa, in particolare per gli incontri e gli scontri tra le diverse confessioni religiose. Coltiva una forte passione per il mondo del libro e si diletta nella scrittura di brevi racconti e piccoli componimenti poetici. Impegnato nella divulgazione scientifica, scrive per la rivista LaCOOLtura e ha partecipato, in qualità di giovane storico, al programma di “Rai Storia” Passato e Presente.
Spirale senza fine. Può uno strumento musicale sconvolgere la vita di un individuo e trascinarlo in un mondo da incubo, in una “spirale senza fine” di angoscia e disperazione? È quanto avviene al protagonista del racconto che, dopo aver acquistato uno strano flauto, sarà inesorabilmente travolto dal suo misterioso potere.
Nato a Potenza, Michele Maria Santoro si è laureato in letteratura italiana presso l’Università di Bologna con una tesi su Gabriele D’Annunzio. Ha quindi intrapreso la carriera bibliotecaria e attualmente è direttore della Biblioteca Centrale di Matematica e Fisica dell’Università di Bologna. Ha sempre alternato gli interessi professionali a quelli letterari. È infatti autore di numerosi contributi sul mondo dei libri e delle biblioteche, ma anche su D’Annunzio, Landolfi, Canetti e Bernhardt. Esperto di musica e flautista jazz, ha scritto articoli sul genere “progressive” degli anni Settanta (in particolare sui Jethro Tull), ma anche su Miles Davis, Glenn Gould e Beethoven. È autore di poesie e racconti; una selezione di entrambi è stata pubblicata di recente su volumi miscellanei.
Giant Humanoid Octopus, Lies, Il domatore strisciante
Yami (o Yami Yume) è una scrittrice originaria della Sicilia. Ha esordito con il romanzo Immagina (Sangel Edizioni 2011 – 2013; Libro Aperto International Publishing 2014-inizio 2016), che si è aggiudicato diversi riconoscimenti. In seguito ha pubblicato la raccolta di racconti fantasy e horror Black & Noir e la raccolta di favole e parabole Il bambino di latte e altre storie con la casa editrice Kimerik. Ha realizzato le copertine e le illustrazioni di tutti i suoi libri. Ha partecipato a numerosi concorsi per racconti, haiku e aforismi, ottenendo la qualificazione e la pubblicazione delle opere in gara in più di 30 raccolte di autori vari. Attualmente si occupa della lettura e valutazione di testi per Kimerik, oltre a collaborare con Kiamarsi Magazine e Full D’Assi Magazine.
Gli autori dei cinque racconti di questa antologia selezionati nel concorso “Riscontri letterari 2018”, mostrano tutti di padroneggiare molto bene il genere horror, tanto popolare quanto insidioso, evitandone i rischi. Si tratta infatti di narrazioni che sono costruite intorno ad alcuni elementi fondamentali e tipici di questa letteratura – ad esempio il finale inquietantemente “aperto” a possibilità spaventose ed indefinite – ma che nello stesso tempo non cadono mai nel banale e nella maniera. Ciascuno degli autori, infatti, reinterpreta il genere in maniera originale e personale: abbiamo così le interessanti variazioni sul tipo “storie di fantasmi”. Abbiamo racconti ove l’orrore sovrannaturale si intreccia, in modo inconsueto per i canoni letterari, all’orrore della storia o all’orrore che le normali vite umane talora sono purtroppo destinate ad incontrare. Abbiamo persino una storia di misteriose apparizioni che si risolve in un percorso iniziatico e che sembra aprirsi a un finale meraviglioso (ma sarà proprio così?). Si tratta quindi di cinque diverse variazioni sul tema, tutte ben congegnate, tutte pregevoli, tutte avvincenti.
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fino al 20 settembre
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